Linfedema
I dati ricavabili dalla Letteratura Internazionale , corrispondenti a quelli ufficiali dell’OMS, riportano un’incidenza del linfedema nel mondo pari a 300 milioni di casi. Quasi la metà dei linfedemi è di origine primaria caratterizzati da una base congenita linfoangioadenodisplasica, cioè dovuti ad una malformazione con conseguente malfunzionamento dei linfonodi e/o vasi linfatici, con una possibile trasmissione a carattere ereditario per alterazione di alcuni cromosomi. Altri 70 milioni sono di origine parassitaria, le forme più frequenti sono rappresentate da infestazione da filaria bancrofti presente nelle aree tropicali e subtropicali. Altri 50 milioni sono post-chirurgici soprattutto secondari al trattamento del carcinoma mammario. 30 milioni sono causati da problemi funzionali come nella sindrome postflebitica, post-safenectomie, post-asportazione di masse di natura da definire , o problematiche sistemiche, (epatiche, cardiache, s.nefrosica) . Il linfedema “da disuso” dell’anziano, il post traumatico ed altri sono stimati in circa 10.000.000 di casi nel mondo.
Il
linfedema secondario più frequente nel mondo occidentale,
quale quello post mastectomia, si attesta su circa il
20% delle pazienti operate . Secondo dati dell’OMS vi
sono nel mondo 25.000.000 di linfedemi post chirurgici
per asportazione dei linfonodi nella chirurgia
oncologica. Se consideriamo che in Italia il numero di
nuovi casi di cancro mammario è di circa 40.000 per
anno, avremo oltre 8.000 nuovi linfedemi dell’arto
superiore ogni anno.
Nei soggetti affetti da linfedema le manifestazioni
cliniche possono variare a seconda dello stadio della
malattia, del coinvolgimento di altri sistemi, della
insorgenza delle complicanze. L’edema può essere mono o
bilaterale, talvolta è bilaterale ma asimmetrico e
riferito dal paziente come monolaterale solo nell’arto
più interessato.
La diagnosi del linfedema è clinica e si basa soprattutto sulla attenta raccolta della anamnesi e sull’esame obiettivo. Nelle fasi iniziali l’ edema si presenta morbido, con presenza di fovea alla pressione, con il progredire del quadro , in un tempo più o meno lungo, l’edema diviene duro, la cute si ispessisce, scompare la fovea. Tale condizione è progressimavamente irreversibile, fino alla fibrotizzazione del tessuto.
Pertanto è fondamentale la diagnosi e il
trattamento precoce per modificare e/o rallentare il processo.
La diagnostica strumentale volge ad una migliore definizione diagnostica del quadro clinico: Linfoscintigrafia, Ecocolordoppler, Ecografia ad alta risoluzione, TAC, RMN.
La linfoscintigrafia è l’esame di prima scelta
per la diagnosi del linfedema. Da indicazioni morfologiche e
funzionali sulla distribuzione del tracciante lungo l’arto.
Il linfedema è una patologia cronica a carattere evolutivo disabilitante e ingravescente la cui cura, possibile, porta difficilmente a guarigione.
La patologia linfologica riconosce nel
trattamento con metodiche fisiche manuali e/o meccaniche di
drenaggio e farmacologiche una possibilità di miglioramento
significativo.
Quindi, la terapia dovrebbe essere iniziata il
più precocemente possibile, ripetuta una o due volte l’anno
sotto controllo da parte di personale specializzato e perseguita per
diverso tempo, durante il quale, il paziente deve portare un
bendaggio elastocompresivo o indossare un tutore elastico. E’ questo
il metodo migliore per prevenire l’evoluzione spontanea della
malattia verso il fibredema cronico irreversibile, che crea una
notevole invalidità al paziente.
Il trattamento è generalmente eseguito in regime ambulatoriale, ma rappresenta un problema per la struttura ospedaliera o convenzionata sotto il profilo economico: la remunerazione del trattamento è molto bassa e l’impegno del personale sanitario notevole.
Questo fatto scoraggia l’offerta di
trattamento linfatico. La dimostrazione sta nel fatto che le liste
d’attesa sono molto lunghe e spesso vi accedono pazienti provenienti
da altre ASL o persino Regioni.
Per quanto riguarda la terapia medica, a
parte gli antibiotici, i cortisonici e gli antinfiammatori che
vengono forniti dal SSN, tutti i principi attivi, naturali e di
sintesi, con provata azione sui linfatici, sono a totale carico del
paziente, cosi come tutti i presidi utilizzati per la terapia
(bende, calze elastica, pressoterapia, linfodrenaggio manuale (LDM).
Alcune delle terapie fisiche sono
sporadicamente erogate da singole aziende sanitarie locali in totale
assenza di disposizioni univoche sull’intero territorio nazionale.
Spesso, nell’ambito della stessa regione si assiste ad una
disuguaglianza sostanziale di prestazioni erogate tra azienda e
azienda.
Se é necessario un intervento chirurgico, la
gestione economica è ancora più complessa e costosa. Sono pochi i
centri che eseguono interventi di così alta specializzazione, le
liste d’attesa sono elevate e alcuni pazienti sono costretti a
scegliere l’intervento chirurgico in regime privato.
Le tecniche chirurgiche impiegate in passato
per la cura del linfedema miravano alla riduzione volumetrica degli
arti con interventi demolitivo-resettivi, soluzioni di natura
sintomatica che, non rimuovevano la causa, determinando una
temporanea riduzione dell’edema, con successiva recidiva del
linfedema con ulteriore deformità degli arti per la presenza di
ampie cicatrici retraenti e deturpanti.
L ’introduzione della microchirurgia ha consentito di realizzare soluzioni terapeutiche funzionali e causali con lo scopo di drenare il flusso linfatico o di ricostruire le vie linfatiche ostruite, con metodiche di microchirurgia derivativa o ricostruttiva. Il trattamento microchirurgico consente di raggiungere risultati positivi, con riduzione in consistenza e volume dell’arto, dal 50 al 75% , talvolta del 100%, a seconda dello stadio della malattia e quanto più il trattamento è precoce
“Per doverosa informazione, si ricorda che la visita medica effettuata dal proprio medico abituale rappresenta il solo strumento diagnostico per un efficace trattamento terapeutico.
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